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Tipografia divina, a Mercanteinfiera in mostra la Bibbia: storia di un libro infinito

Tipografia divina, a Mercanteinfiera in mostra la Bibbia: storia di un libro infinito

Dall’11 al 19 ottobre 2025 a Fiere di Parma, tre mostre esplorano il collezionismo tra sacro, antropologia e cultura pop. Una mostra ricorda il giornalista sportivo Bruno Pizzul, in collaborazione con la famiglia Pizzul

(Parma, 16 Giugno 2025) – Una Bibbia grande quanto una mano, incisa a Glasgow nel 1896. Un copricapo rituale sciamanico, un topi maraja dagli splendidi decori argentati, un copricapo con piume dalla profonda foresta Amazzonica. E ancora manifesti, bozzetti, biciclette e design d’artista. Oggetti lontanissimi per tempo e geografia, ma accomunati da una stessa vocazione: custodire e comunicare. Con questa triplice lente – tra spiritualità, antropologia e cultura visiva – si presentano le tre mostre collaterali protagoniste della prossima edizione di Mercanteinfiera Autunno (Fiere di Parma, 11–19 ottobre 2025), il grande appuntamento europeo dedicato all’antiquariato, al collezionismo e al design d’autore.

Il libro dei libri. Bibbie antiche, tra splendore e devozione”, in collaborazione con Video Type, “Da ogni capo del mondo: racconti, popoli, vicende attraverso il cappello”, in collaborazione con Martina Barison, L’Archivio Vivo di Antonio Colombo: Arte, Ciclismo e Designin collaborazione con Antonio Colombo, e una mostra dedicata alla memoria di Bruno Pizzul, recentemente scomparso – “Omaggio a Bruno Pizzul”, in collaborazione con la famiglia Pizzul, tracciano quattro percorsi originali e complementari, capaci di coniugare estetica, memoria e immaginario popolare.

Dal libro sacro al cappello etnografico, dalla tipografia rinascimentale al ciclismo d’autore, fino alla voce più amata del giornalismo sportivo italiano, Mercanteinfiera conferma la sua vocazione a raccontare il mondo attraverso gli oggetti, i simboli e le narrazioni che attraversano epoche e generazioni.

Cinque secoli di Bibbie in mostra

L’esposizione (con testi a cura di Luca Cena) si apre con un capolavoro della prima stagione tipografica italiana: la Biblia Latina cum postillis Nicolai de Lyra, stampata a Venezia da Ottaviano Scoto nel 1489. È la prima Bibbia illustrata mai stampata in Italia, un’opera monumentale in quattro volumi in cui testo e commento si fondono in un dispositivo visivo di straordinaria modernità. Le xilografie, attribuite al Maestro del Pico Plinio, non sono semplici decorazioni ma vere narrazioni che accompagnano la lettura e dialogano con le parole sacre. L’impaginazione, che riprende quella dei manoscritti medievali, colloca il testo al centro e le postille tutt’intorno, mentre le iniziali silografate (stampe ottenute da matrici lignee), spesso figurate, sostituiscono lo spazio bianco che i miniatori erano soliti riempire a mano.

A questa stagione aurorale della stampa sacra si affianca, con rigore e innovazione, la Bibbia pubblicata a Parigi nel 1532 da Robert Estienne. La Biblia Breves in Eadem Annotatione rappresenta il primo autentico tentativo di edizione critica del testo della Vulgata. È un volume che cambia radicalmente il modo di intendere il libro sacro: non più soltanto oggetto di venerazione, ma strumento di studio e confronto. Estienne, raccogliendo manoscritti da Saint-Germain-des-Prés e Saint-Denis, inserisce per la prima volta in un’unica edizione annotazioni marginali, indici lessicali e riferimenti testuali. Il risultato è una pagina che diventa spazio di dialogo tra passato e presente, tra l’originale e le sue interpretazioni.

Sempre del Cinquecento, ma sul versante liturgico e artistico, è il Missale Romanum stampato a Venezia da Girolamo Scoto nel 1558. Qui la devozione si fa arte tipografica: il testo gotico è stampato in rosso e nero, accompagnato da un apparato iconografico straordinario. Dodici silografie raffigurano i mesi dell’anno, quattro grandi incisioni a piena pagina raccontano episodi sacri, e oltre settecento lettere figurate ornano il testo con motivi floreali, zoomorfi e musicali.

L’Ottocento porta la Bibbia su altre scale e in altri mondi. È il caso della cosiddetta Miniature Bible pubblicata a Glasgow da David Bryce nel 1896. Alta appena 45 millimetri, contiene 876 pagine e 28 illustrazioni, spesso accompagnata da una lente d’ingrandimento per la lettura. Questa edizione straordinaria fu realizzata in onore dell’incoronazione di re Giorgio V ed è simbolo della nuova frontiera industriale del libro: leggerezza, portabilità, precisione meccanica. La Bibbia diventa oggetto personale, intimo, da portare con sé nel palmo della mano.

Chiude la selezione un’edizione che sposta lo sguardo oltre l’Europa, verso il mondo arabo. Si tratta della stampa realizzata a Beirut dei Libri della Genesi ed Esodo in arabo, datata 1876. È un’opera che testimonia la capillarità e la pluralità culturale della Parola: un testo che si fa ponte tra civiltà, tradotto e trasmesso da studiosi, missionari e intellettuali in una Beirut ottocentesca animata da fermenti editoriali e dialoghi interreligiosi.

Quando l’identità parte dalla testa: cappelli e culture in mostra a Parma

Se le Bibbie raccontano l’evoluzione del pensiero attraverso la stampa, un’altra mostra collaterale a Mercanteinfiera invita a guardare il mondo… dall’alto. Si intitola “Da ogni capo del mondo” ed è il frutto di oltre trent’anni di viaggi, studio e collezionismo della famiglia Barison, di cui Martina è la curatrice e responsabile, che ha raccolto più di 250 copricapi provenienti da oltre sessanta paesi. Non si tratta di una semplice esposizione di accessori, ma di un atlante tridimensionale dell’identità umana.

Ogni cappello in mostra è, prima di tutto, un codice culturale. C’è la berretta cardinalizia di Papa San Giovanni XXIII, intriso di significati. C’è un costume sciamanico nepalese, simbolo di una spiritualità tra il mondo dei vivi e degli antenati. C’è un catalogo e un cappellino dell’azienda Lenci, simbolo delle origini del Made in Italy. L’argento lavorato in straordinari copricapo e collane del popolo cinese Miao, una giubba e un berretto garibaldino in panno rosso, un copricapo con zanne di facocero del popolo etiope Mursi: ogni materiale racconta un paesaggio, un’atmosfera, un sapere artigianale. Ogni forma evoca gerarchie, appartenenze, spiritualità. Il copricapo si fa lente d’ingrandimento sull’umanità, veicolo di un viaggio visivo, antropologico e simbolico che attraversa latitudini e secoli

In mostra, questi oggetti smettono di essere “folclore esotico” per trasformarsi in testimoni silenziosi dell’umano. Perché ogni copricapo non parla solo della testa che lo indossa, ma del mondo che la plasma. La mostra assume così la forma di un museo portatile delle culture, dove le distanze geografiche si accorciano e le diversità si affermano attraverso la potenza visiva di un oggetto.

Un invito a ripensare la moda non come consumo, ma come narrazione visiva e stratificata dell’identità, in bilico tra sacro e profano, quotidiano e cerimoniale. In un’epoca che tende a uniformare i segni e i simboli, Da ogni capo del mondo ci ricorda che la differenza abita nei dettagli — e che nulla come un cappello sa raccontare il modo in cui un popolo pensa sé stesso.

Arte, ciclismo e design

Racconteremo un percorso iniziato nel 1919 con Angelo Luigi Colombo e ancora oggi in evoluzione: è la storia del figlio, Antonio Colombo, intreccio di alcune epoche e di molte intuizioni che non sono solo lo specchio di un’evoluzione sociale e un tratto distintivo dell’imprenditoria italiana, ma anche e soprattutto un esempio autentico di spirito collezionistico.

Un semplice tubo in acciaio si evolve in oggetto di design, diventa seggiola, poltrona, portaombrelli, e poi biciclette, quelle dei campioni, quelle delle prime pagine dei quotidiani e, in questo slancio creativo, si avvicina all’arte. Ed è proprio l’arte che rompe gli schemi e scardina la tradizione dell’imprenditore e che lo guida verso una nuova dimensione che oggi è una Galleria e un Archivio: Colombo’s Gallery e Colombo’s Archive.

I mobili razionali Columbus sono parte della nostra storia collettiva, così come lo sono alcuni oggetti di uso quotidiano la cui esposizione è, e vuole essere, una testimonianza ma anche un racconto esemplare di eccellenza italiana in cui l’imprenditoria ha lasciato spazio alla passione per l’arte.

È questa la forza inattesa dell’esposizione L’Archivio Vivo di Antonio Colombo. Arte, ciclismo e design, quella di offrire immagini a tutti care svelandone però un dietro le quinte sconosciuto ai più, capace di sorprendere e coinvolgere.

Mercanteinfiera 2025: dove la memoria diventa visione

Con circa 1.000 presenze espositive da tutta Europa e più di 6.000 buyer attesi da tutto il mondo, Mercanteinfiera è molto più di un evento fieristico: è un osservatorio culturale dove oggetti, saperi e storie si intrecciano.

Il collezionismo autentico non nasce dal possesso, ma dalla relazione”, afferma Ilaria Dazzi, brand manager di Mercanteinfiera. “Chi colleziona non lo fa per accumulare, ma per interpretare. Un oggetto entra in collezione quando tocca qualcosa di profondo, quando innesca un dialogo con la nostra identità e con il tempo. Il collezionista è una figura in bilico tra impulso e metodo, spinto da un desiderio di significato che non tutti comprendono. Per alcuni è una mania, per altri una forma di conoscenza. Di certo è un modo per resistere alla dispersione, per ordinare la complessità, per creare connessioni tra epoche, culture, linguaggi. Di sicuro, come ci ricorda Goethe, i collezionisti sono persone felici”.

 

CONTATTI CON LA STAMPA

Maia PR & Comunicazione
Antonella Maia
press@antonellamaia.com
Cell 349 4757783

VISITATORI:
11-19 Ottobre 2025 | 10.00 - 19.00
OPERATORI:
9-10 Ottobre 2025 | 8.00 - 19.00

Biglietto Online: €12
In cassa: 15€

Fiere di Parma
Viale delle Esposizioni, 393A
43126 Parma, Italia